7 parole per capire se sei vittima di cyberbullismo

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Oggi si parla sempre di più di Cyberbullismo. Ma come possiamo fare per capire se ne siamo vittime? Che cosa possiamo fare per difenderci dagli attacchi che ci colpiscono online?

Prima di tutto, un chiarimento: per Cyberbullismo si intendono quei comportamenti di prevarcazione mutuati dal bullismo che avvengono prettamente online. Il bullismo include tutti quei comportamenti che ledono, violano e abusano di una persona che viene ritenuta più debole, “diversa” (per motivi fisici, di credo, di idee, di modi di essere) e quindi attaccabile. Di solito nella dinamica di bullismo si distingue un bullo e una vittima, ma spesso accade che ci sia un gruppo di persone che distruggono la dignità di una persona ritenuta debole, portandola a essere sempre più isolata.
Rispetto al bullismo che si manifesta nella realtà, il virtuale conferisce delle specifiche caratteristiche al Cyberbullismo:

1.I molestatori possono sfruttare l’anonimato: usando nick-name falsi, appropriandosi di identità di altri. Così accade che la vittima di attacchi virtuali non sappia precisamente chi sia ad attaccarlo, soprattutto quando succede che siano in molti a pubblicare foto, stati su Facebook o Whatsapp;
2.Il virtuale abbassa il peso di quello che si dice: l’uso della realtà virtuale consente di dire e fare molte cose che dal vivo sarebbe impossibile fare. Questo potenzia la capacità di offendere e denigrare, poiché la persona si sente protetta dall’identità virtuale;
3.Non ci sono limiti né di spazio né di tempo: mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici come può esserlo il contesto scolastico, il cyberbullismo investe la vita della vittima ogni volta che si collega ai mezzi virtuali (WhatsApp, Facebook, Twitter, blogs, etc.), e quindi molto più frequentemente.

Ecco 7 parole che possono aiutarti a capire se sei vittima di bullsimo:

  1. Cyberstalking: vengono usati diversi mezzi informatici per inviare ripetutamente messaggi contenenti minacce e intimidazioni;
  2. Harassment: Vere e proprie molestie tramite messaggi istantanei, photo e attacchi su Facebook o indirettamente su stati personali Whatsapp o storie di Instagram e Facebook;
  3. Flaming: Messaggi violenti e volgari mirati a suscitare una lite online;
  4. Denigration Si tratta di parlare male di qualcuno online tramite l’invio o il pubblicare pettegolezzi, dicerie crudeli o foto compromettenti per danneggiarne la reputazione;
  5. Impersonation: ci si appropria dell’identità di qualcun altro, seppure virtuale, violandone l’account, facendosi passare per costui ed inviando messaggi per darne una cattiva immagine, creare problemi o pericoli e danneggiarne la reputazione o le amicizie;
  6. Outing and trickery: ci si rende “amici” virtuali di qualcuno per poi condividere online segreti o informazioni imbarazzanti su quella persona;
  7. Cyberbasging o happy slapping: Si tratta di aggressioni che hanno inizio nella vita reale e poi continuano con le foto o i filmati online.

Gli effetti di quanto viene descritto sono: isolamento della vittima, distruzione dell’autostima fino alla disperazione. La persona può sentirsi violata nell’intimità fino al punto di pensare di non valere più niente, sentirsi inutile e voler suicidarsi.
Per questo bisogna allertarsi subito quando ci si sente vittima di persecuzioni online e rivolgersi a figure di riferimento, come genitori, docenti e amici di cui ci si fida. È opportuno, per sostenere il carico emotivo di questi attacchi, rivolgersi anche a figure specialistiche come psicologi, psicoterapeuti che possano aiutare a uscire dalla “rete” di violenze in cui ci si sente intrappolati.

 

Dott. Nicola Caruso

Psicologo

APS Newid