Mio figlio al nido..ansie e paure

>
blog
inserimento nido
CONDIVIDI
CONDIVIDI
INVIA TRAMITE MAIL
TWEETTA
INVIA AD UN AMICO

Le prime domande che ogni madre si trova ad affrontare durante l’inserimento al nido sono queste: come farà, come faremo a separarci; accetterà le figure delle insegnanti, riuscirà ad inserirsi nel gruppo, mangerà, riuscirà ad addormentarsi?

La preoccupazione principale delle madri consiste proprio nella paura di non trovare persone capaci di codificare i bisogni del proprio figlio. Del resto solo loro lo conoscono a fondo: sanno quando piange per un capriccio, quando ha sonno e quando ha fame.

La gradualità dell’inserimento all’asilo nido serve anche a questo, per passare tali chiavi di comprensione e lettura di determinati comportamenti alle insegnanti, in modo che possano occuparsi al meglio del piccolo.

Ci si scontra poi con tutta una serie di sentimenti contrastanti e ambivalenti: le proprie ansie d’abbandono, i sensi di colpa che “fanno a pugni” con il senso del dovere (gli obblighi lavorativi). La mamma deve essere la prima a sentirsi pronta nel separarsi dal bambino in modo da consentirgli l’accettazione di questa esperienza. La separazione dovrà essere graduale e procedere in base ai tempi e alle reazioni del singolo bambino.

Ogni bambino è diverso, ha una storia e un vissuto differenti per cui si possono verificare diverse modalità di reazione alla separazione.

Le possibili reazioni dei bambini
  • il bambino che sembra sereno, ma che poi si sveglia la notte, piange e cerca la mamma: infatti il sonno è una vera e propria esperienza di separazione, in questo momento rivive l’esperienza di separazione legata all’ingresso al nido.
  • il bimbo che fatica ad addormentarsi come se temesse di perdere di nuovo la mamma nel momento in cui chiude gli occhi.
  • il piccolo che manifesta la tensione dell’inserimento con un’eccessiva agitazione, irrequietezza
  • il bimbo che si abbatte fisicamente ammalandosi quasi subito.
  • il bimbo che inizia a piangere disperatamente, si dimena a terra. In questo caso le mamme dovrebbero essere aiutate a comprenderne il significato: si sentono terribilmente in colpa quando lasciano il figlio in quello stato. Sarebbe forse meglio riflettere sul fatto che è un modo di esprimere la sua rabbia, ma che questo non significa che non ce la possa fare. Fa parte della crescita “perdere” delle cose per poterne acquisire di nuove (in tal caso l’autonomia). È necessario leggere questi comportamenti come l’espressione di un disagio che comunque accompagna qualsiasi adattamento ad una nuova situazione.

L’esperienza del nido si affronta in maniera differente anche a seconda dell’età del bambino. Per i bambini più piccoli questa esperienza è sicuramente molto faticosa, prima dei 3 anni il bambino non è in grado psicologicamente di condividere una figura adulta con altri bambini. Soprattutto non avendo ancora acquisito il concetto che la madre, anche se si allontana, continua ad esistere, nel momento in cui non la vede più è come se per lui sparisse.

Esperienze che il bambino vive fino a quel momento favorevoli per l’inserimento al nido
  • presenza di fratelli più grandi: potrebbe essere facilitato nell’accettare questa esperienza;
  • frequentare altre persone e altri bambini: permette di conoscere cosa significa e cosa comporta vivere insieme agli altri e quindi condividere tempi, spazi, attenzione, giochi.

Diversa può essere l’accettazione del nido per un bambino che ha sempre vissuto un rapporto esclusivo con la madre o con un sostituto materno e che di fatto ha solo sperimentato un rapporto di tipo diadico.

Oggetti e giochi che facilitano l’inserimento al nido

La presenza di alcuni materiali consente l’elaborazione, da parte del piccolo, di questa importante separazione.
  1. palla divisa a spicchi: se lanciata, si separa appunto, in pezzi che poi subito vengono rimessi insieme con l’ausilio ed il supporto dell’educatrice di riferimento. Questo consente al piccolo la simbolizzazione del proprio vissuto, ovvero di “qualcosa” che si divide, ma poi si rimette insieme proprio come prima.
  2. bamboline che rappresentano le figure famigliari in modo che il bambino possa giocare “alla famiglia” che lui ha interiorizzato.
  3. angoli morbidi dove il bambino possa comunque sperimentare il calore ed il contenimento.


Molto importante è soprattutto presentare al bambino la figura dell’insegnante di riferimento in modo che possa capire chi si prenderà cura di lui e chi lo conterrà nei momenti di sconforto in assenza della madre.

L’inserimento al nido è un momento importante emotivamente sia per la madre che per il bambino è anche se può inizialmente essere doloroso e carico di sensi di colpa e frustrazione, fa parte del percorso verso l’autonomia da entrambe le parti.

 

Dott.ssa Denise Basile

Psicologa- Psicoterapeuta

APS Newid