La comunicazione della diagnosi: quali emozioni per il medico

>
blog
CONDIVIDI
CONDIVIDI
INVIA TRAMITE MAIL
TWEETTA
INVIA AD UN AMICO

Nell’articolo precedente abbiamo parlato delle emozioni del paziente legate alla comunicazione della diagnosi: che cosa provano lui e i suoi familiari.

In questo articolo proverò a descrivere, che cosa accade nel medico nel momento in cui è chiamato a comunicare la diagnosi al proprio paziente.

Diversi autori hanno espresso la propria opinione anche rispetto a questo tema.

Molti medici si sentono spesso inadeguati e fortemente stressati in situazioni come quella che abbiamo descritto ( Meunier et al.,2013) e molti percorsi formativi non dedicano molto tempo allo studio delle capacità comunicative (Lamba, Tyrie, Bryczkowski e Nagurka, 2016; White et al., 2013).

 

Ho scelto di trattare questo argomento non tanto in quanto professionista che spesso deve “dire” al paziente che cosa c’è “che non va”, ma ricordando un’esperienza che mi ha segnata particolarmente.

Qualche anno fa, dinanzi ad un’equipe medica “capitanata” dal primario dottore, ho incrociato i suoi occhi mentre pronunciava le parole “diagnosi nefasta”.

In quel preciso istante non fui colpita dalla notizia terribile che mi stava dando, ma dall’emozione che vedevo nei suoi occhi lucidi; era in difficoltà davanti a due ragazze, triste e affranto.

Da allora mi sono sempre chiesta che cosa prova un medico quando deve dare una triste notizia.

È vero che un medico deve saper fare anche questo ed impara dalla sua esperienza, ma ciò non toglie che prova delle emozioni quando è chiamato a farlo: tristezza, dispiacere, imbarazzo.

Questo succede soprattutto quando tra il medico e il paziente si è creato un forte legame ma anche semplicemente quando lo si incontra la prima volta.

Accade innanzitutto perché il dottore ha la capacità di mettersi nei panni del proprio paziente ma spesso perché lui stesso può avere vissuto situazioni simili.

Ma un dottore può o non può mostrarsi emozionato davanti a un paziente?

Le emozioni non possono essere nascoste e un paziente ha bisogno di rispecchiarsi nel proprio medico e sentirsi di potersi affidare a lui anche in un momento terribile.

Spesso anche per il dottore è importante farsi accompagnare dalla propria equipe quando deve condividere una diagnosi con il paziente e la sua famiglia, proprio come è importante per il paziente avere i suoi familiari accanto.

Una “comunicazione” è realmente efficace, soprattutto in ambito medico, quando si stabilisce un coinvolgimento emotivo ed affettivo (Comazzi e Morselli, 1988).

Bibliografia

  • Jeffrey T. Mitchell, 2008; International Journal of Emergency Mental Health.
  • Ripamonti C. A, Clerici C. A, 2008: Psicologia e salute. Introduzione alla psicologia clinica in ambiente sanitario; il Mulino

Imma Fummo

Psicologa e Psicoterapeuta

APS Newid