Il primo colloquio dallo psicologo: cosa aspettarsi?

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Il primo colloquio psicologico è un’esperienza vissuta spesso con ansia e preoccupazioni. Il timore è principalmente legato all’ignoto, al non sapere bene cosa aspettarsi dall’incontro con un professionista che non si conosce e al quale dovremo raccontare cose intime della nostra vita.

Provare a comprendere, quindi, come si articola questo primo colloquio può essere utile a superare qualche timore e a vivere l’esperienza al meglio.

Potremmo suddividere il primo colloquio in alcuni momenti salienti:

  1. presentazione: psicologo e paziente fanno una prima conoscenza reciproca;
  2. esplorazione: il professionista indaga sulle motivazioni che hanno portato la richiesta d’aiuto e su alcuni aspetti preliminari della vita del paziente;
  3. restituzione: lo psicologo rimanda al paziente alcune idee preliminari sulle questioni affrontate e prova a condividere una modalità di lavoro;
  4. conclusione: viene fatto il punto di questo primo colloquio e si decide se e in che modo proseguire con un lavoro psicologico o psicoterapico.

Solitamente, quando incontriamo una persona per la prima volta, cerchiamo di conoscerla meglio. Questo accade anche durante il primo colloquio con lo psicologo: il professionista ha bisogno di comprendere chi si trova di fronte, quali sono le motivazioni che lo hanno portato a chiedere aiuto.

Dopo una preliminare presentazione, la reciproca conoscenza avviene attraverso domande, che guidano il dialogo. Non si tratta quindi di parlare a ruota libera, senza sapere bene cosa dire. Al contrario, il dialogo sarà mirato e seguirà alcuni obiettivi. Il professionista, infatti, sarà portato a fare domande che lo aiutano a comprendere meglio la problematica del paziente, ma non solo. Le domande hanno anche lo scopo di esplorare la vita quotidiana e le relazioni, familiari e sociali, dell’utente.

Tranquilli: non si tratta di un interrogatorio!

Al contrario, lo psicologo è ben formato per mettere a proprio agio la persona che si trova di fronte, garantendo, con le sue competenze, la realizzazione di un dialogo rilassato. Sarà così raccolta una prima anamnesi del paziente, ovvero la sua storia di vita, lavorativa, familiare ma anche medica.

Dopo aver raccolto un pò di materiale, sarà compito dello psicologo elaborarlo, e condividere con il paziente pensieri ed ipotesi di lavoro.

Durante il primo colloquio viene anche richiesto di firmare il proprio consenso alla consulenza e chiarire le modalità di trattamento dei dati personali.  Si tratta di un obbligo di legge: lo psicologo, da contratto, è infatti tenuto al segreto professionale, oltre a dover informare paziente circa modalità di lavoro, costo, durata e frequenza delle sedute, ecc..

Infine, al termine del colloquio è previsto uno spazio per raccontare le proprie impressioni, fare domande o chiarire alcuni aspetti emersi.

In conclusione, il primo colloquio è un momento per inquadrare la situazione e comprendere se c’è la possibilità di un lavoro insieme. Potrebbe essere utile un approfondimento più specifico nei colloqui successivi, realizzato mediante altri colloqui oppure con l’ausilio di strumenti di valutazione (ad es. interviste o test). Questo lavoro preliminare è necessario al professionista per capire se è lui la persona adatta a questo lavoro oppure se è necessario rivolgersi a qualche altro professionista. Conclusa la consultazione il paziente ha facoltà di scegliere se fissare un appuntamento successivo, prendersi del tempo per decidere se continuare il percorso oppure interromperlo.

Il  primo colloquio rappresenta, dunque, uno spazio di incontro nel quale terapeuta e paziente si danno la possibilità di una nuova relazione di cura.

 

Alessia Cuccurullo

Psicologa e psicoterapeuta

APS Newid