Storia di un trasferimento: Alessandro si racconta!

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Alessandro è un ragazzo di 30 anni nato a Torre del Greco, << alle pendici del Vesuvio >>, figlio di due medici, ha frequentato il liceo classico per poi laurearsi in Ingegneria di Materiali. Il suo sogno era progettare materiali per il futuro in ambito sportivo. La strada lavorativa intrapresa è stata diversa, da sei anni lavora in P&G, una Multinazionale Americana, prima vicino Parma, e in seguito ad un trasferimento in Polonia, a Varsavia, tre anni fa.

Alessandro ha vissuto quindi due trasferimenti, allontanandosi dalla sua città natale, come ormai accade a moltissimi giovani Italiani. Ce li racconta con queste parole:

<<Il primo trasferimento è stato il primo! L’impatto più grosso è stato lasciare la famiglia, la sicurezza che ti trasmette, la certezza che ci sarà sempre qualcosa da mangiare; lanci i vestiti per terra e tornano lavati dopo due giorni … cioè tutta quella serie di facilitazioni e quel sostegno affettivo che ti da la famiglia. La cosa più forte è stata scoprire che ci sono molte cose, che se non fai leva su te stesso, non succedono. Ci sono sicuramente dei momenti in cui ti sentirai solo … specialmente in quelle domeniche e in quelle feste in cui non riesci a tornare a casa, specialmente se non hai un gruppo di amici ben formato o se questi tornano a casa e tu rimani solo.>>

<<Andare a Varsavia è significato lasciare l’Italia, quel porto sicuro che ti crei dopo qualche anno che vivi da solo. A Parma era sempre il mio paese, mentre a Varsavia non parlando la lingua del posto era più difficile.>>

Normalmente, i primi periodi in cui vivi in un nuovo Paese sono caratterizzati da una fase chiamata “luna di miele”: euforia, entusiasmo, alte aspettative (spesso poco realistiche), dove spiccano principalmente gli aspetti positivi del Paese ospitante, così come ci racconta Alessandro.

<<Appena sono arrivato a Varsavia l’ambientamento è stato facile: lavoravo con persone giovani, era estate e il clima era bello. Era piacevole uscire, trascorrevo molto tempo nei parchi e con gli amici. I primi mesi sono stati molto allegri e divertenti.>>

Finché non arriva la fase della disintegrazione, dove a prevalere sono il sentimento di incapacità a far fronte alle differenze culturali e soprattutto la diversa lingua.

<<La prima difficoltà è stata gestire tutto non conoscendo la lingua. Un esempio: avevo chiesto al proprietario di casa di portare via una poltrona e di lasciare il divano mentre ero a lavoro, invece fece il contrario. Sono stato il mio primo weekend con una sola poltrona davanti la tv, molto triste, sembravo una persona sola che non poteva neanche ospitare un amico … Anche fare la spesa era difficile!>> << Questo come altri problemi li ho affrontati chiedendo aiuto a colleghi che parlavano polacco oltre che inglese. Ho poi subito fatto un corso di lingua per imparare le cose base. All’inizio mi davano 1 kg di mortadella invece di una fetta.>>

In un trasferimento non manca di certo la fase dello shock culturale, momento in cui emergono le differenze tra il proprio Paese e quello ospitante; queste differenze vengono rifiutate, così come criticate.

<<Una differenza con i primi mesi è che si diventa più realistici: percepisco tutti i vantaggi di questo posto, ma anche gli svantaggi. Le persone sono diverse da me, così come il modo di interpretare le cose; vi è un’apertura mentale minore, è difficile crearsi amicizie durevoli e solide, nonostante si possono stringere conoscenze strette.>>

Da diversi mesi è subentrata la fase dell’autonomia e dell’indipendenza: comprensione e accettazione delle somiglianze e delle differenze culturali prendono il sopravvento. Si diventa sempre più autonomi, vi è una vera e propria assimilazione dell’altra cultura, dove le differenze vengono comprese e accettate con piacere.

<<La conferma che ho è che qui si vive molto bene. Puoi pianificare la tua vita, puoi dedicarti realmente bene alle cose che ti piacciono. La cultura lavorativa è molto diversa dall’Italia, anche se dedichi tanto impegno, riesci a differenziare cosa c’è fuori da questa area e puoi dedicarci del tempo. I servizi e il divertimento sono molto buoni.>> << Ho creato molti legami con le persone straniere. Ero l’unico italiano quindi sono stato forzato a conoscere gente con una cultura diversa. Ho accettato nuove culture ma anche me stesso in un ambiente più complesso.>>

Il trasferimento è vissuto come un grande cambiamento che implica un dispendio di risorse ed energie considerevole e caratterizza tutte le aree della vita. Alla domanda: quale credi sia stato il cambiamento più grande e importante che il trasferimento ha conseguito? Alessandro risponde …

<<La conoscenza di me stesso e dei miei limiti, uscendo dalla mia famiglia e dal mio habitat naturale, il mio Paese. Ho scoperto le risorse che ho, come posso organizzarmi e come poter essere forte in un paese straniero. La parte più bella è stata l’accettazione delle differenze: scoprire come si può essere differenti, pur imparando a spingere sui punti di forza degli altri. Aiutarsi e apprendere dagli altri.>>

Ogni giovane che sta per vivere tale esperienza o da poco ha lasciato il suo Paese sarà spaventato, o forse starà vivendo momenti di gioia, o ancora superando ostacoli. Il consiglio di Alessandro è:

<<Consiglio di prendere più informazioni possibili sul paese dove vai per prevenire alcuni problemi, perché di sicuro ce ne saranno diversi. Avere un’idea su dove prendere casa, su potenziali corsi di lingua. Provare a comprendere se puoi avere o creare contatti con persone che vivono li. Consiglio poi di pensare prima del trasferimento che tipo di vita si vuole vivere! Io sapevo, per esempio, che non volevo più utilizzare la macchina e che volevo vivere vicino al lavoro.

Ho imparato che il modo in cui imposti la vita quotidiana, e il modo in cui te la faciliti, ti aiuta molto nel vivere questo cambiamento in maniera positiva! Se, cambiando, riesci a migliorare la tua vita, guadagnandoti il diritto di fare quello che ti piace, potrai sentire una sensazione di benessere che influenza tutto il tuo mondo e chi ti sta attorno!>>

Gabriella De Simone

Psicologa e psicoterapeuta

APS Newid

…ed un ringraziamento ad Alessandro!