L’ allattamento al seno rappresenta, come sosteneva Winnicott, la prima forma di comunicazione in grado di condizionare le successive esperienze comunicative e relazionali. Non si tratta semplicemente di offrire del latte ma di creare un legame. Questo è anche il pensiero di Chiara, una giovane e neo mamma, che ci parla della sua esperienza di allattamento con il primo figlio.
<< La prima volta che ho allattato Lorenzo ero in ospedale poco dopo la sua nascita, ero ansiosa di farlo perché mi era stato detto da tutti che il buon andamento dell’ allattamento dipendeva dai primi momenti di vita. Ho provato da sola senza che mi venisse indicato come fare e ho sentito il momento esatto in cui si è davvero attaccato a me. Quello che non sapevo e che stavo sbagliando, sono stata poi aiutata da un esperta ma purtroppo mi ero già creata un danno. Ero convinta di dover fare tutto cosi come lo avevo letto, volevo controllare questa cosa perché convinta di dover fare tutto in modo perfetto, mi sono resa presto conto che se mi fossi fatta aiutare fin dal primo momento avrei probabilmente evitato tanti problemi >>.
Chiara, come tante mamme, anche se queste ultime non sempre lo sanno, racconta che il primo mese è stato carico di difficoltà.
<<… a causa dell’attaccamento sbagliato mi sono causata delle ragadi che hanno portato a più ingorghi mammari e alla mastite. L’ingorgo al seno non permetteva al bimbo di attaccarsi (poiché il latte non usciva) ero quindi costretta a tenerlo vicino al seno (tentando l’attacco) anche per un’ora. Lui era nervoso perché aveva fame e non riusciva ad attaccarsi, io sfibrata dal post parto, nervosa e in ansia che non mangiasse abbastanza. Il primo periodo ho pensato più di una volta e molto concretamente di passare al latte artificiale >>.
L’amore verso il figlio, la relazione e la presenza del papà, nonché dei nonni, rappresentano delle grandi risorse.
<< …più di tutti mi sono stati vicini mio marito e mia madre. Durante il giorno mia mamma è stata quasi sempre con me per tutto il primo mese, mi aiutava a mantenergli la testa perché si attaccasse; posso dire per il primo mese di non aver fatto nulla se non occuparmi di lui. Poi, mio marito, si è svegliato insieme a me tutte le notti ed è rimasto con me finché il bimbo non si attaccava, l’ha cambiato, cullato per farlo addormentare, lavato e qualsiasi altra cosa per farmi riposare un minimo tra una poppata e l’altra >>.
Ma così come l’ allattamento è caratterizzato da diverse difficoltà, allo stesso tempo sono tanti gli aspetti magici e belli tra la mamma e il suo bimbo. Chiara racconta:
<< … dopo circa un mese posso dire che l’ allattamento è diventata una delle esperienze più incredibili della mia vita e tornando indietro rifarei tutto. E’un momento unico con mio figlio, ci siamo solo io e lui e c’è un amore nel suo modo di guardarmi e accarezzami che non posso spiegare a parole. Il fatto di riuscire a nutrirlo di me mi ha fatta sentire unica e speciale, mi ha dato una fiducia incredibile in me stessa perché superare il primo periodo mi sembrava impossibile e una volta che ci sono riuscita mi ha aiutato a superare tutte quelle piccole insicurezze che avevo dopo il parto. Infine so che per lui quel momento è un nido sicuro e non solo nutrimento, mi fa sentire essenziale per lui ed è una sensazione che nella mia vita non avevo mai provato>>.
Passare dall’ allattamento naturale a quello artificiale, specialmente se obbligati, può rappresentare un momento complesso da gestire. Allo stesso tempo rappresenta un ottimo modo attraverso il quale, dopo le prime settimane, anche il papà può vivere l’emozionante esperienza di nutrire il suo bambino. L’ allattamento da parte del papà può essere una preziosa occasione per conoscere il suo piccolo, imparare a relazionarsi con lui e può favorire l’instaurarsi del rapporto padre-figlio. Chiara racconta così la sua esperienza:
<< Ho dato il biberon a Lorenzo dopo circa 4 mesi dalla sua nascita, sono stata costretta perché dovevo tornare a lavoro, non ne avevo assolutamente voglia dopo tutta quella fatica fatta e in un momento in cui il latte si era perfettamente calibrato. Infatti è andata malissimo, era disperato e odiava il biberon (non aveva mai nemmeno voluto il ciuccio), mi sono arresa all’idea che glielo desse qualcun altro perché io non riuscivo. Con mio marito e mia madre alla fine l’ha accettato, da me mai. Quando sono poi tornata a lavoro spesso mi ha “aspettata” rifiutando ostinatamente il biberon, cosi dopo pochissimo tempo ho cominciato a dargli la frutta per allungare un po’ i tempi ed evitare il biberon>>.
La neo mamma ci racconta anche la prima pappina/frutta del piccolo Lorenzo.
<< Ho cominciato con frutta e poi con pappine verso il quinto mese, in questo caso sono stata molto più positiva ed entusiasta perché non era, come il biberon, qualcosa che si sostituiva a me ma proprio un’altra cosa. Lui ha accettato fin dal primo momento tutto quello che gli ho proposto e adora mangiare e provare cose nuove, cerco sempre di variare le pappe e, per mia personale scelta che molti pediatri non condividono, gli faccio spesso assaggiare qualcosa da tavola di quello che mangiamo noi (ovviamente con buon senso, no pepe, alimenti allergizzanti etc). Sono convinta che i bimbi debbano sperimentare e attivare la curiosità nei confronti delle cose, compreso il cibo. L’unico problema è che adesso ha capito che quello che c’è a tavola è cibo e questo lo rende terribilmente avido, di conseguenza a modo suo ogni volta che mangiamo ci fa capire che vorrebbe assaggiare, è curioso e questo mi piace ma chiaramente non posso fargli assaggiare il kebab! >>.
Nella simpatia e nell’entusiasmo di questa neo mamma possiamo cogliere il complesso insieme di emozioni ed esperienze che prova una giovane donna nella relazione di nutrimento con il suo bimbo, così come le numerose risorse che emergono e che permettono di vivere con gioia e passione l’essere mamma e, nello specifico, l’allattamento.
Gabriella De Simone
Psicologa e Psicoterapeuta
APS Newid