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FOMO – Come evolve l’ansia sociale

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Ad inizio lockdown il tempo speso online dagli utenti è aumentato comprensibilmente. Nonostante le progressive riaperture, il tempo impiegato dalle persone su piattaforme online è cresciuto ulteriormente e ad oggi raggiunge circa le 7 ore giornaliere. Vale a dire che si trascorre connessi circa il 40% del tempo un siamo svegli, considerando che la media di ore dedicate al sonno dovrebbe essere di 7-8 ore a notte.

Gli effetti collaterali dell’eccessivo utilizzo di queste modalità di condivisione delle informazioni ormai sono bene conosciuti, anche le potenzialità derivate da questi dispositivi sono note.

L’evoluzione dell’interazione social, però, porta allo sviluppo costante di nuovi fenomeni che prendono origine a loro volta da fenomeni sociali pre-esistenti, ma che si declinano in peculiari e nuove forme.

Uno di questi è la FOMO (Fear of Missing Out), una specifica forma di ansia sociale che rappresenterebbe il timore pervasivo di essere esclusi o di perdersi esperienze piacevoli e gratificanti.

Come è possibile riconoscerla?

Esiste una varietà di segni che vanno ad indicare alti livelli di FOMO:

  • il timore continuo di non essere invitati a qualche evento
  • la spinta irrefrenabile a voler conoscere i programmi degli amici
  • passare quantità eccessiva di tempo sulle piattaforme social
  • pensare continuamente alla possibilità che ci sia un evento a cui non si sta partecipando.

La partecipazione al gruppo dei pari e la percezione di sentirsi inclusi, condividere interessi, confrontarsi con l’altro, sentirsi apprezzati e riconosciuti incide da sempre sul bisogno del singolo di percepirsi socialmente desiderabile ed è un elemento fondamentale del processo di crescita ma anche un’importante risorsa in tutte le fasi del ciclo vitale. L’appartenenza al gruppo aiuta a sentirsi simili e meno soli, ma anche a differenziarsi e riconoscere i propri interessi, costituendo un elemento essenziale per la formazione dell’identità.

Qualora questi bisogni psicologici primari siano non soddisfatti, alcune persone potrebbero sviluppare maggior sensibilità al timore di essere esclusi. Il problema in sé non è l’utilizzo massivo dei social in tal senso, ma la funzione dei social media di amplificare e potenziare la possibilità di essere iper-connessi e costantemente aggiornati su tutti gli eventi e tutti i momenti di aggregazione degli altri, andando ad aumentare ovviamente anche la possibilità di sentirsi in qualche modo esclusi.

Si rischia quindi un circolo vizioso in cui per placare l’ansia si aumenta il controllo degli altri sui social e trascorrendo più tempo in questo modo aumenta la probabilità di venire a conoscenza dell’essersi perso qualcosa.

Come si può gestire la FOMO?

  • Innanzitutto è fondamentale essere consapevoli che il timore di essere esclusi dal gruppo dei pari è un’esperienza normale negli esseri umani. Quindi riconoscere che si è in ansia e che determinate situazioni generano un disagio è il primo passo per poter imparare a gestire questa difficoltà.
  • Darsi delle regole e rispettarle. Iniziare a ridurre il tempo che si passa controllando Facebook e gli altri social. Ad esempio, definire orari e tempi precisi da dedicare al controllo dello smartphone può essere di grande aiuto.
  • Riportare alla memoria ricordi di eventi a cui si è partecipato. Questo aiuterà a spostare l’attenzione da ciò che non si ha a ciò che si è vissuto.
  • Se si percepisce di non riuscire a gestire da soli questo tipo di vissuto emotivo, è sempre utile parlarne con qualcuno e rivolgersi ad un professionista.
Immagine di Arianna D'Isanto
Arianna D'Isanto

Ciao sono Arianna, psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale.

Sono di Pozzuoli, va da sé che amo il mare (cibo incluso) … lo sport e i romanzi di formazione.

L’impegno sociale ha da sempre caratterizzato la mia crescita e le mie esperienze di vita, diventando uno dei principali valori da coltivare e tramandare di generazione in generazione all’interno della mia famiglia.

Per questo motivo, concluso il liceo, ho sentito l’esigenza di rendere questo valore un vero e proprio lavoro intraprendendo gli studi in psicologia.

Conseguito il titolo magistrale, ho avuto modo di approfondire la mia formazione sulle questioni di genere ed LGBT+ grazie a diverse esperienze di volontariato e tirocinio che mi hanno permesso, col tempo, di entrare a far parte dello staff della Sezione Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze dell’Università Federico II.

Questa esperienza, durata otto anni, mi ha anche fatto conoscere meglio ed appassionare al lavoro dello psicologo all’interno dei contesti educativi e formativi. Per questo motivo ho deciso di conseguire un master in psicologia scolastica che ad oggi mi permette di lavorare nell’ambito della progettazione con studenti e docenti all’interno delle scuole di ogni ordine e grado.

Nel frattempo, mi sono specializzata come terapeuta familiare presso l’Istituto IIPR di Napoli e lavoro clinicamente con individui, coppie e famiglie sia in presenza, su Napoli, che online per l’Azienda Unobravo.

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Siamo un’Associazione di Promozione sociale i cui obiettivi principali sono la cura, la prevenzione, la formazione e la ricerca applicati al campo psicologico e degli interventi psicosociali.

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