Il genogramma

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Ripercorrere la propria storia tra le generazioni

A cosa ci riferiamo quando utilizziamo la parola “genogramma”? Molti ne sintetizzano il significato in “il disegno dell’albero genealogico della propria famiglia”, ma in realtà è molto più di questo. Questo prezioso strumento, di lettura e approfondimento clinico, trova la sua cornice teorico-metodologica nell’approccio relazionale e piena applicazione nella psicoterapia familiare.

Qual è la sua origine?

Si attribuisce a Murray Bowen, tra i pionieri della Terapia Familiare, l’introduzione del genogramma nella pratica clinica. Nel testo “Dalla famiglia all’individuo” (1979) è pubblicato il famoso articolo “l’Anonimo” nel quale l’autore racconta il viaggio fatto in visita alla sua famiglia di origine con l’obiettivo di sciogliere i suoi antichi nodi relazionali irrisolti.

Le teorizzazioni di Bowen furono poi riprese da Monica McGoldrick, che sistematizzò in forma schematica il genogramma. La McGoldrick nel 1985 insieme con Randy Gerson scrisse la prima edizione del libro: “Genograms in family assessment”, considerato uno dei testi base del genogramma.

Si comprende, dunque, come il genogramma sia uno strumento che deriva da una certa prospettiva teorica che connette le difficoltà (e quindi anche i sintomi) individuali con la trama (per questo si parla di “nodi relazionali”) e la storia della propria famiglia d’origine e delle relazioni significative in essa presenti, sottolineando in particolare gli effetti sull’individuo delle trasmissioni nel trigenerazionale.

Perché è utile il genogramma?

A partire dal disegno grafico della famiglia su almeno tre generazioni, costruito con simboli specifici (secondo una legenda precostituita) ed evidenziando nomi, età, anni di nascita e/o morte, matrimoni, filiazioni, malattie particolari, aborti, adozioni, relazioni significative, ecc, si ricostruisce con l’individuo, la coppia o la famiglia la storia dei legami familiari.

Si evidenziano così:

  • la connessione temporale tra più eventi. Es.: concomitanza tra nascita di un membro ed altro evento rilevante in qualche altro punto dell’albero genealogico
  • miti, valori, cultura familiare
  • Separazioni o rotture di alcune relazioni significative
  • Ripetizioni nel tempo di eventi simili
  • Blocchi evolutivi o episodi critici

In quali ambiti è possibile utilizzare il genogramma?

Questo strumento risulta utile in diversi contesti ed assume una valenza specifica a seconda dell’obiettivo del clinico e dell’ambito di intervento stesso. Può essere utilizzato in ambito diagnostico, in una fase di consulenza e di raccolta anamnestica, in ambito peritale e, certamente, in ambito terapeutico con individui, coppie e famiglie.

Quali sono gli obiettivi del suo utilizzo in ambito terapeutico?

  • Evidenziare i legami significativi e la configurazione relazionale tra i membri della famiglia;
  • Riconoscere le modalità con le quali il sistema ha gestito le fasi del ciclo vitale delle diverse generazioni e i passaggi da una fase all’altra;
  • Far emergere segreti e miti nella storia della famiglia e comprenderne gli effetti sul soggetto;
  • Indurre momenti di riflessione e favorire nuove letture di eventi o situazioni già note;
  • Arricchire la gamma dei pensieri intorno alla storia familiare;
  • Riconnettere problemi e difficoltà personali con momenti ed eventi critici del processo evolutivo della famiglia;
  • Individuare elementi ricorsivi nella storia familiare da elaborare nella terapia individuale.

Come per ogni altro strumento diagnostico e/o terapeutico, occorre una preparazione specifica e adeguata del professionista che intende utilizzare il genogramma, che parte da una formazione teorica, che approfondisce la teoria dei sistemi e delle relazioni familiari, e da un’esperienza pratica-clinica del lavoro con le configurazioni familiari.

Risulta, infine, molto utile per il clinico cimentarsi con la costruzione e discussione del proprio genogramma familiare durante il percorso di formazione professionale o nel corso della propria terapia personale.