Il racconto del seminario esperienziale di gruppo: “Dai, balliamo insieme! L’importanza delle relazioni nella danza a squadre”

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“Nessuno di noi è tanto in gamba quanto noi tutti messi insieme!”

Con queste parole si conclude il primo seminario esperienziale promosso dall’ Associazione Newid.

Si è trattato di un pomeriggio in cui un team di quattro psicologhe ha incontrato un gruppo di giovani adolescenti ballerine di danza a squadre.

Tale incontro è nato dal bisogno di aiutare ciascuna a comprendere l’importanza dell’altra nel raggiungimento di un obiettivo comune; dalla necessità di creare un momento di condivisione che andasse oltre la danza ma che facesse comprendere quanto sia fondamentale in gruppo la possibilità di trovare vicendevolmente sostegno e appoggio piuttosto che temere un giudizio nel momento in cui si sbaglia.

Questo in quanto molto spesso un gruppo, che dovrebbe connotarsi secondo il principio della Psicologia della Gestalt della “la somma che vale più delle singole parti”, in realtà accade che ognuno pensi per sé stesso.

Ma che cosa vuol dire “la somma vale più delle singole parti?”

Proviamo a spiegarlo con un semplice esempio: se in una qualsiasi competizione, in particolare nel caso specifico delle danze a squadre si raggiunge un buon risultato, tale è in quanto tutti hanno lavorato in sincronia nel rispetto del proprio ruolo e in quello degli altri.

Se, al contrario, ciò non accade, nascono le incomprensioni e con esse atteggiamenti accusatori e giudicanti per cui il gruppo non ha più valore di esistere.

Durante i lavori del seminario, ciascuna partecipante ha avuto la possibilità di ritagliarsi uno spazio di confronto con le compagne in cui far venire fuori le proprie emozioni.

I lavori si sono svolti in due momenti distinti durante i quali, ciascun piccolo gruppo è stato protagonista dello svolgimento di due attività pratiche.

Dopo un primo brainstorming durante il quale ciascuna ha avuto la possibilità di definire il gruppo “a proprio modo”, la prima attività si è svolta con “il gioco del dado”.

Si è trattato di lanciare a turno un dado a sei facce, su ciascuna delle quali era raffigurata un’immagine rappresentativa di situazioni di come è possibile stare e sentirsi all’interno di un gruppo.

Ciascuna, lanciato il dado, ha descritto come si sentiva lei medesima a guardare quell’immagine che le era capitata.

In una seconda fase dei lavori, tutte sono state coinvolte nella realizzazione di un cartellone con ritagli di giornale che potesse lasciare traccia di cosa insieme pensassero significasse essere in gruppo.

Probabilmente “incoraggiate” dalla presenza delle professioniste, qualcuna ha tirato fuori comportamenti disfunzionali alla crescita del gruppo quali, ad esempio accusare l’altra di aver sbagliato, creare piccoli sottogruppi escludendosi spesso a vicenda, parlarsi spesso alle spalle.

Dott.ssa Immacolata Fummo

Psicologa e Psicoterapeuta

APS Newid