Trasferirsi in un’altra città, all’estero o nel proprio paese, rappresenta un grande cambiamento. Il trasferimento implica un dispendio di risorse ed energie impiegate per esempio nel cambiare casa, adattarsi ad un nuovo stile alimentare, imparare a muoversi in una città sconosciuta.
Tutto ciò comporta un periodo di adattamento psicologico e fisico. Dopo un periodo superiore ai sei mesi, il trasferimento implica un cambiamento in diverse aree:
- culturale (es. lingua, alimentazione)
- ambientale (es. clima)
- lavorativa
- relazionale (es. lontananza dalla famiglia e dagli amici, creazione di una nuova rete amicale)
Dal punto di vista sociale il trasferimento porta a grandi cambiamenti relazionali: da un paese ad un altro il valore del tempo, i rapporti tra uomo e donna, il comportamento e tante altre variabili mutano per significato ed importanza. Relazionarsi con altre persone e coltivare amicizie, sarà subordinato alla conoscenza della cultura del luogo, un processo di assimilazione che richiederà tempo. Durante il trasferimento questo processo è mediato da attività come lo studio della lingua locale o l’interazione con persone del luogo.
Il trasferimento in un nuovo ambiente significa allontanarsi dalle origini e disconnettersi dalla rete familiare, amicale e professionale, importanti per il proprio benessere.
In questo cambiamento, importanti sono aspetti quali l’autostima, l’auto-efficacia, la stabilità emotiva. Perseguire obiettivi positivi e affrontare la nuova situazione con apertura può portare a vivere un esperienza sociale gratificante. I momenti di difficoltà non mancheranno ed è impensabile non fare degli errori nella fase di adattamento, ma è importante muoversi seguendo una prospettiva a lungo termine, darsi del tempo per giungere ad una fase di autonomia e indipendenza.
Il trasferimento può esser visto come un viaggio a 5 tappe:
- la luna di miele: chiamata anche “fase del turista” che è caratterizzata da euforia, entusiasmo, alte aspettative (spesso poco realistiche) e tendenza a focalizzarsi su aspetti positivi del Paese ospitante;
- la disintegrazione: a prevalere sono il sentimento di incapacità a far fronte alle differenze culturali, la mancanza di autostima e la vulnerabilità;
- lo shock culturale: le differenze tra il proprio Paese e quello ospitante vengono rifiutate, questo genera rabbia, frustrazione e ribellione. In questa fase si critica e stereotipa la nuova cultura per diminuire il proprio senso di fallimento;
- l’autonomia: caratterizzata da una fase iniziale di comprensione e accettazione delle somiglianze e le differenze culturali, si familiarizza con l’ambiente diventando più autonomi;
- l’indipendenza: vi è assimilazione dell’altra cultura, comprensione ed accettazione completa delle differenze, arrivando anche a preferire aspetti delle nuova cultura rispetto alla propria.
Il trasferimento, quindi, è un’esperienza molto densa che attraverso queste cinque fasi determina una riorganizzazione dell’identità nonché la possibilità di guardare la realtà circostante con occhi diversi.
Gabriella De Simone
Psicologa e Psicoterapeuta
Associazione NEWID