Non è insolito oggi incontrare bambini “piccoli adulti” negli atteggiamenti, nei comportamenti, nel parlare, nel vestirsi.
Tutti abbiamo da piccoli “giocato ad essere grandi”; le bimbe si divertono a mettere in scena il classico gioco “mamma e figlia” in cui ci si comporta come la propria mamma, prendendosi cura della propria bambola, dandole da mangiare, lavandola, facendola addormentare.
Ma oggi si osserva altro piuttosto che il classico giocare a fare i grandi.
Oggigiorno il comportarsi come un adulto non si sa se rientra nella sfera del bisogno o del dovere.
Nel primo caso la curiosità è tale da chiedersi se si tratti poi di un bisogno del bambino stesso o dell’adulto di riferimento; nel secondo se “devi essere grande” perché la vita sociale ti obbliga ad essere performante sempre e comunque.
Tale fenomeno prende il nome di “adultizzazione” e si distingue per il fare cose da adulti durante l’età infantile.
Non è sempre scontato che esso dipende dai bambini stessi e dalle loro inclinazioni piuttosto che da circostanze per le quali si cresce come un adulto.
Di certo tanti bambini sono portati ad apparire più grandi perché educati a comportarsi così in ragione di situazioni familiari che inducono i genitori a farlo spesso inconsapevolmente.
Il problema nasce nel momento in cui ci si dimentica che si tratta sempre di bambini e si chiede loro di, in nome delle loro capacità, di fare molto di più di quanto essi riescono.
Il piccolo adulto finisce per correre un grande rischio: abbandonare “il fanciullino” che è dentro di lui e non ritrovarlo più, bruciando tappe fondamentali della propria crescita, raggiungendo precocemente mete ambite e finendo per smarrire il desiderio futuro della ricerca di esse.
Dott.ssa Imma Fummo
Psicologa-Psicoterapeuta
APS Newid