Mio figlio gioca a fare la guerra: mi devo preoccupare?

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L’importanza del gioco durante l’infanzia è da tempo nota. L’attività ludica costituisce un elemento imprescindibile nella crescita psicologica ed emotiva di ogni bambino.

L’antropologo G. Bateson mise in evidenza la funzione di metacomunicazione che il gioco assolve: per il fatto di essere una finzione, la rappresentazione della realtà, il gioco consente al bambino di vivere e sperimentare emozioni e vissuti in una dimensione differente da quella della vita reale.

Proprio il sapere che il gioco è fittizio, fa sì che quell’attività si trasformi in uno spazio ludico.

Accade spesso che i bambini scelgano consapevolmente di fare giochi che possono spaventare o preoccupare i loro genitori, come ad esempio il gioco della guerra o del combattimento attraverso le armi giocattolo. I più piccoli vengono attratti da queste e dal desiderio di interpretare personaggi cattivi e soprattutto buoni che li sconfiggano.

Noi adulti, che li osserviamo, possiamo lasciarci spaventare dalla valenza che diamo a quel gioco, poiché condanniamo la volenza e temiamo che i più piccoli possano poi utilizzarla nella quotidianità.

In realtà, il gioco del “fare finta di” avviene attraverso delle regole, che il bambino apprende dalle figure adulte di riferimento. L’utilizzo di armi giocattolo rientra nelle possibilità che il gioco, con le sue caratteristiche specifiche, dà al bambino di sperimentare emozioni come la rabbia e impulsi aggressivi in una cornice ben delimitata. Si tratta di sentimenti umani, che appartengono a ciascuno di noi e che in questa dimensione ludica possono essere elaborati e gestiti senza correre rischi.

Il contesto giocoso permette anche ai più piccoli di governare la situazione, rafforzando così l’autostima e comprendendo quali sono i limiti nell’espressione delle emozioni, proprio perché permette di senza farsi del male e senza fare del male agli altri. A ciò si aggiunge poi la dimensione creativa, che attraverso l’attività ludica si sviluppa e viene stimolata.

Se proibire, dunque, non è la soluzione poiché il bambino troverà un modo diverso e forse più pericoloso di esprimere le sue emozioni, si può però vigilare. Innanzi tutto sulle proprie reazioni a quel gioco. E poi su ciò che avviene durante il gioco, dandosi la possibilità di cogliere segnali che indicano il superamento dei limiti e che richiedono una maggiore osservazione.

Il ruolo degli adulti è dunque indispensabile, poiché permette di ribadire i confini del gioco, delineandone i limiti e le regole. Oltretutto, un adulto che sa come gestire la propria rabbia e si da la possibilità di essere disponibile con i più piccoli per parlare e rispondere a tutte le possibili domande, assolverà di gran lunga il suo ruolo in maniera eccellente.

E allora …. mani in alto! Si gioca!!!