Sentimenti bloccati: “la meccanica del cuore”

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Una storia che parla di sentimenti, emozioni rinchiuse, che talvolta premono per uscire, che bloccano il soggetto, ingabbiano e rendono le persone “macchine di relazioni”.

“Uno, non toccare le lancette.

Due, domina la rabbia.

Tre, non innamorarti, mai e poi mai.

Altrimenti, nell’orologio del tuo cuore, la grande lancetta

delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle,

le tue ossa si frantumeranno,

e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi”

Queste regole scritte alle spalle del letto di un bambino erano state affisse dalla madre per metterlo in guardia dalla pericolosità dei sentimenti e del legame. E’ la storia narrata in un romanzo di  Mathias Malzieu (2007) dal titolo “La meccanica del cuore”

A Edimburgo, in una notte d’inverno, una donna si dirige a partorire a casa della levatrice Madeleine, considerata una strega dai concittadini e grande esperta di meccanica. Madeleine la aiuta a far nascere il figlio, a cui dà il nome Jack, ma poi si accorge che il suo cuore funziona male, è congelato. Per salvarlo gli aggiunge un orologio a cucù che va ricaricato ogni mattina con l’aiuto di una chiave.

Subito dopo la donna si allontana per sempre, abbandonando il bambino alle cure di Madeleine, che lo adotta.

Il bambino cresce chiuso in casa perché il mondo per lui è considerato pieno di insidie, ma quando riesce a convincere Madeleine ad uscire insieme, incontra una bambina, una piccola ballerina quasi cieca di cui si innamora perdutamente. A quel punto il suo cuore batte così forte che le lancette del suo orologio interno iniziano a muoversi a gran velocità, portandolo allo svenimento. Così Madeleine gli dà prova del fatto che per lui innamorarsi è troppo pericoloso e per ricordarglielo scrive quelle regole.

Il bambino non si arrenderà mai ai sentimenti e continuerà a cercare la piccola ballerina per tutta la vita. Solo al termine del romanzo e alla morte di Madeleine sarà svelato a Jack ormai adulto che quell’orologio che aveva sul cuore, in realtà, non gli era mai servito. La madre lo aveva utilizzato solo per tenerlo sempre con sé, essendo lui la sua unica ragione di vita.

Quando leggo questo romanzo, ripenso al potere di certe “legature”, ai segni che esse lasciano internamente, nel profondo, ed esternamente, nella quotidianità del soggetto.

Penso a tante persone che ho incontrato e alle loro storie, alle modalità in cui tante volte si esperiscono le relazioni e vivono i sentimenti come eccessivamente pericolosi, per cui si fugge da essi.

I sentimenti e le emozioni così tante volte ingabbiate in un “cuore meccanico” a rischio di esplosione, hanno bisogno del desiderio e della forza del soggetto che deve essere aiutato a superare le proprie paure, a guardare indietro e cercare nella propria storia i punti e i momenti in cui qualcosa si è “incriccato” e cercare poi di riparare.

Dott.ssa Federica Visone

Psicologa-Psicoterapeuta

APS Newid