Care mamme e maestre, vi presento l’oggetto transizionale!
Tante mamme non saranno sorprese dal vedere i propri bambini crescere attaccati ad un giocattolo preferito, costrette a portarlo ovunque ed in qualsiasi condizione esso si trovi. Tantomeno desterà sorpresa a molte maestre osservare i piccoli arrivare a scuola al mattino con qualche piccolo oggetto da cui proprio non riesce a separarsi.
Ma cos’è l’oggetto transizionale?
Una copertina, un pupazzo, una bambola, finiscono per dare al bambino conforto in assenza della madre, sostituendo il legame simbiotico madre-figlio.
Lo psicoanalista inglese Donald Winnicott introduce il concetto di oggetto transizionale sottolineandone l’importanza nello sviluppo psicologico del bambino in una sua specifica fase.
Ma che cosa vuol dire che tale oggetto sostituisce il legame simbiotico madre-figlio?
Proviamo a spiegarlo semplicemente.
Nei primi due mesi di vita del bambino l’attaccamento con la madre è talmente forte da non creare alcuna separazione tra i due al punto tale da “illudere” il bambino che tutto ciò che è della madre appartiene a lui, ad esempio il seno: “se il latte mi arriva non appena ne ho bisogno, allora somiglio proprio a un mago e faccio comparire subito ciò che voglio!”, penserebbe scherzosamente un lattante.
In questa fase di vita per il bambino tutto l’esterno non esiste.
Via via, crescendo, piccoli momenti di separazione dalla madre gli consentono di sperimentare che in realtà non è lui il maghetto che fa comparire e scomparire ciò che ha intorno; questi momenti in cui non riceve ciò che desidera, finiscono per costituire le prime frustrazioni.
A questo punto, ecco che il bambino per farvi fronte e renderle più sopportabili, sostituisce queste piccole mancanze con il suo oggetto preferito che attenzione, è preferito sempre ed in qualsiasi condizione esso si trovi: sporco, rotto o maltrattato e per questo guai a toccarlo!
Il suo odore, è proprio quello che il bambino sente della mamma e che di conseguenza gli consente di sopportarne l’assenza.
Tale affezione all’oggetto, che sia un giocattolo o altro, scompare naturalmente nel primo anno di vita.
Eppure spesso si incontrano bambini/e anche di tre, quattro anni che portano con sé qualcosa da cui proprio non vogliono staccarsi. È ciò che tante mamme dicono alle maestre quando la mattina trovano difficile questa “impresa” anche se “a scuola non si può portare”.
Dunque, non sarà di certo così grave!
Quell’oggetto tanto amato e ciò che consente al bambino di sentire in un ambiente nuovo qualcosa di familiare, che gli dia il calore e la fiducia che via via dovrà acquisire verso un nuovo ambiente che non conosce.
Per cui anche le maestre dovrebbero partecipare a questo “gioco”.
In che modo?
Offrendo magari al bambino uno spazio in cui poter conservare il proprio giocattolo preferito ma in maniera visibile; o facendo sì che a scuola possa trovarne uno uguale o simile che gli ricordi, quando arriva, che anche lì può ritrovare ciò che gli è più familiare.