Il ricordo delle vittime di mafia

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Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono gli eroi che maggiormente vengono ricordati per la lotta alla mafia. Ma la storia non è fatta solo di eroi, ma anche da chi non viene nominato, da chi viene dimenticato.

Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, l’associazione Libera promuove la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, compresi quelli sconosciuti ai media. In quel giorno, in una città diversa ogni anno, viene recitata la lunga lista di tutti i nomi e i cognomi delle vittime (se ne conteggiano 1081 sul sito dell’associazione, e chissà di quanti nomi non si è ancora a conoscenza) per tenere vivo il ricordo di coloro che non ci sono più. Presenti sul contesto napoletano e attenti a queste tematiche, la nostra associazione Newid non può non citare l’ultima aggiunta alla lista, ovvero Francesco Pio Maimone, un ragazzo di 18 anni ucciso la sera del 19 Marzo 2023 sul lungomare di Mergellina, vittima di un proiettile vagante sparato in una rissa tra due ragazzi ventenni (uno dei quali figlio di un affiliato di un clan camorrista). Ma ci sono anche altre storie.

Tutto ciò ispira le persone a una partecipazione alla vita civica e politica del nostro contesto. Partecipazione è da intendersi come un processo intenzionale, libero, collettivo ed organizzato che coinvolge, in maniera differente, gli attori sociali coinvolti. Vuol dire impegnarsi al fine di ottenere un cambiamento per la comunità, creando relazioni e alimentando il senso di appartenenza a una comunità che va oltre l’individualismo. La psicologia di comunità mostra, infatti, che il sostegno sociale aiuta le persone e la collettività quando ci sono eventi critici e diverse ricerche mostrano le ricadute psicologiche sui familiari delle vittime innocenti delle mafie.

Ricordare le vittime non è attività fine a se stessa. Significa gettare le basi per un movimento più ampio che risvegli la coscienza collettiva e promuova la cittadinanza attiva; significa creare sinergie tra attori sociali e istituzioni che hanno la forza per poter aiutare i singoli. Ricordare le vittime è il primo passo verso la libertà; la libertà dalle ingerenze dei prepotenti, la libertà dalle ingiustizie sociali. Diceva Gaber “la libertà è partecipazione” perché si è liberi davvero quando ci si è parte di qualcosa, quando la propria voce è uguale a quella degli altri, quando le vittime possono essere ricordate e ci spingono sotto la forza di una speranza di cambiamento.

“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. (Paolo Borsellino)

Eduardo Esposito

Psicologo APS Newid